Caillebotte by Renato Barilli

Caillebotte by Renato Barilli

autore:Renato Barilli [Barilli, Renato]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Art, Individual Artists, General
ISBN: 9788809868724
Google: LMdKDwAAQBAJ
Amazon: B079MDPSMS
editore: Giunti
pubblicato: 2018-02-06T23:00:00+00:00


RITORNO ALLA CAMPAGNA, SEMPRE TRA NATURA

E ARTIFICIO

La schedina biografica ci dice che egli non rinunciò mai al fertile e salutare alternarsi di periodi di residenza urbana a soggiorni a contatto della natura, in Normandia, e soprattutto in una località dell’Île de France che nell’esistenza dei due fratelli aveva sostituito la Yerres degli anni giovanili, il Petit Gennevilliers. Molte vedute realizzate in queste occasioni sono ligie a una divisa di gruppo, redatte cioè nei termini di un impressionismo un po’ generico, simile a quello dei migliori compagni di via, che del resto gli agiati Caillebotte continuavano a finanziare, nelle uscite ufficiali del gruppo, e ad acquistare sovvenendo alle difficoltà economiche dei colleghi. Ma di tanto in tanto ritorna la zampata del leone, ovvero quella presenza di motivi forti, dominanti, che invano si cercherebbero nelle tele appartenenti al versante Monet-Sisley. Per esempio, ecco “Papà” Magloire sulla strada da Saint-Clair a Etrétat, che ci ricorda i robusti operai degli inizi, come se anche loro avessero potuto prendersi una vacanza, o ritornare al paese di origine entrando nella pelle di un robusto agricoltore, beninteso anch’egli in abito da lavoro, molto simile ai jeans che oggi sarebbero l’uniforme standard delle fatiche quotidiane. Quando poi siamo all’ultimo rifugio, a Gennevilliers, accompagnati da un infittirsi delle fotografie di Martial, ricompare il cane che avevamo visto procedere in avanscoperta sul Pont de l’Europe, fiero di sé, di quel primato che gli veniva conferito. Qui non per nulla l’animale merita di essere incorporato nel titolo, nel Ritratto di Monsieur Richard Gallo e il suo cane Dick, in quanto l’animale zampetta con la medesima fierezza, quasi costringendo il padrone a un ruolo secondario. Se in quel dipinto di dieci anni prima l’impostazione generale del dipinto era di scorcio, in obliquo, qui invece il pittore adotta una visione frontale, per bande parallele, di cui l’animale e il padrone occupano il primo piano, segue la fascia dedicata al corso fluviale, quindi compare un terzo livello di candide villette retrostanti, con un’invenzione audace, degna proprio del migliore repertorio di Gustave, in quanto le abitazioni si specchiano nel fiume rigandolo di lunghi riflessi, come delle graffe che valgano a stringere la presentazione, a stampare sulla natura e sulla sua informalità un sottile ma deciso reticolo di artificio, di impronta quasi tecnologica. Tra altri temi che rientrano nella routine di un impressionismo generico, anche se sempre di buona lega, l’inventiva del nostro artista si riaccende quando può cogliere temi che pure sembrerebbero del tutto marginali, quasi indegni di essere avvertiti. Succede con Biancheria stesa ad asciugare, una sfilata di panni esposti ad asciugare in un lungo filare, sui bordi della Senna, sempre al Petit Gennevilliers. Sembra il dispiegarsi di un drago, o di un verme gigante, ancora una volta è in sostanza un attentato alla pretesa di una natura che si voglia sovrana, pronta a imporre i ritmi del suo placido dominio fuori del tempo. Ancora peggio, o meglio, quando in un altro dipinto la stessa biancheria si impenna, per un colpo di vento, quasi



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